Tri-state – light the kHAOS within

Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 18, 2013

tri-state - light the kHAOS within - coverChi è colui che sta dietro la maschera? Torniamo indietro all’Antica Grecia per circa ottanta minuti. Immergiamoci in un’altra cultura, in un mondo per riprendere in mano un concetto che appartiene a noi, individui di oggi come di ieri. La maschera è il feticcio della rappresentazione del teatro e della vita, concetti molto simili. Come affermava, a ragione, Pirandello, noi siamo Uno, nessuno e centomila, e le maschere sono la finzione, l’infinità di processi diegetici della nostra esistenza. I dubbi che assalgono l’individuo, incatenato nella sua condizione di animale sociale, vengono a ragione espressi e non sono ancora risolti, forse non lo saranno mai. Quel che è certo è che si può provare ad accendere una luce, ad illuminare il caos che ci portiamo dentro noi stessi. Si può provare ad essere Illuministi di noi stessi. Questo è il messaggio di questo disco. E’ un lavoro che non offre alcuna soluzione ma che pone tante domande sull’esistenza e sulla condizione umana. Allora già la maschera comincia a cedere, a sgretolarsi per lasciare il posto a qualcosa di più definito, mai troppo, ma che è un inizio. Ecco allora Haldor, Adam e Krebl presentarsi come i cantori di questa serie di dilemmi irrisolvibili che fanno riflettere. La loro musica è catalogabile come una particolare forma electro industrial, dark electro o, come loro definiscono, symphonic dark electronix. Vi abbiamo già spiegato ampiamente cosa indicò questa classificazione di genere e l’entità in questione realizzò un disco nel 2001 per poi riprendere il proprio cammino insieme a Electro aggression records che torna a pubblicare dopo qualche mese di spasmodica attesa. Parliamo più da vicino del lavoro: musicalmente non siamo di fronte ad un classico disco della categoria ma ad un concept album di raffinatissima qualità che rimanda alle buie stanze di qualche castello abbandonato in Germania (la band è tedesca), un mix di sintetizzatori debitori della vecchia guardia avvolti in una atmosfera particolare che evoca un mondo lontano dalla nostra penisola ma affascinante. Un mondo fatto di forte simbologia, di pensieri che spesso la musica industrial non ci evoca più, che ormai sembrano lasciati nel dimenticatoio. Tutti i suoni, tutte le parti vocali, tutti i beat sono nitidissimi all’interno di un processo di cura maniacale della registrazione. Non è un disco electro quello che parte con Re-spawned, è semplicemente musica elettronica costruita su ritmi fisici, in un brano che, da solo, è la summa delle parti, che riassume perfettamente il concetto di dark electro. Sì, alcune parti vocali sono di ispirazione puppyana (e questo non può che piacerci), ma l’atmosfera e, soprattutto, la fisicità sono qualcosa, se vogliamo, di nuovo, e i sintetizzatori entrano ed escono perfetti, tessendo la tela musicale senza distruggerla riempiendola di distorsioni. Andiamo avanti con Stonehenge (Re-consacrated) in un brano che conosceva già un precedente nel disco del 2001 e che qui amplia il concetto e regala un altro brano che sintetizza perfettamene le parti. Matricide affonda brevemente per poi lasciarsi andare in un ritmo tribale ma non troppo. Già qui il disco potrebbe terminare ed essere ricordato come un passo avanti per la musica electro. Invece andiamo avanti per altre dodici tracce e domande esistenziali, drammi e co. si susseguono insieme ad una musica che lascia sempre spazi aperti all’interpretazione e che non è mai banale, ogni brano è una storia a sè, un pezzo del puzzle che però vive di vita propria. Ecco alternarsi sfuriate intelligenti come The ghost war (forse il brano più tarantolato del disco) fino alla conclusiva Paybakk, che mostra un accenno di sampling di chitarra, i cui accordi mettono la parola fine su un lavoro che, a distanza di tanti anni, è uno degli episodi più interessanti e meglio riusciti di un genere finito troppo presto, che qui dimostra di avere ancora tanto da dire e da dare. Qui c’è molto da apprezzare per chi sa fermarsi a pensare.

Label: Autoproduzione / Electro aggression records

Voto: 10/10

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