Totakeke – Me.tem.psy.cho.sis

Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 27, 2014

totakeke-metempsychosisE’ ormai già uscito da qualche settimana il nuovo album dell’instancabile Frank Mokros alias Totakeke che, per la prima volta con questo monicker, pubblica per Hands. Musicista molto prolifico con all’attivo diversi album per la Tympanik audio, l’anno scorso era tornato con Digital exorcist e, a distanza di un anno, si ripresenta con un album che lo fotografa al top della forma, Me.tem.psy.cho.sis, un lavoro dalle tante facce, unite tra loro da due punti di congiunzione: intelligenza e atmosfera.

Questi sono i due trademark principali dell’artista in questione: una IDM dai toni atmosferici, di un’atmosfera cupa, tanto che tutti i suoni utilizzati sono molto profondi e claustrofobici, non lasciando via di fuga all’ascoltatore. In questo aiutano i tappeti sonori tessuti a più riprese in opposizione alle progressioni ritmiche che, comunque, non mostrano mai propriamente gli artigli. D’altronde, non è il suo scopo.

Me.tem.psy.cho.sis è, infatti, più che altro, un disco filosofico, ricco di momenti di riflessione in cui, ogni tanto, fanno capolino delle ritmiche distorte con molta grazia, lontane dalla caciara, e Totakeke dimostra di saper giocare molto bene con ritmiche e suoni. L’effetto è lo straniamento brechtiano. Di fronte a tanta abbondanza è difficile scegliere i propri brani preferiti ma la titletrack merita senz’altro una menzione d’onore, lungo momento in cui i breaks si alternano sapientemente ad architetture cupe che, più che rievocare qualche film dell’orrore, materializzano il lato oscuro del nostro essere, la cosiddetta dualità umana.

Brani tendenti maggiormente all’ambient come Por.tent e la opener sperimentano nei territori più leggeri, si passi il termine, della musica elettronica, ma sempre con grande classe e grande capacità di songwriting, mentre In.an.i.mate e, soprattutto, On.ych.ec.to.my e Abra.sion offrono serrate cavalcate algide e più spinte / più dirette. Qui, così come in Re.ten.tion, le influenze techno e IDM sono inequivocabili, utilizzate con grande gusto e finezza.

Man mano che si scivola via in questo viaggio senza ritorno, in questo buco nero nel quale non sembrano esserci vie d’uscita tanto il mood è cupo e tanto le ritmiche sembrano provenire da chissà quali abissi (come un relitto di una nave disperso chissà dove), sarà facile farsi cullare dalla leggerezza di un episodio ambientale come In.vo.ca.tion.

I brani successivi ci fanno sprofondare ulteriormente, accompagnandoci in sentieri tenebrosi. E’ questo il caso della ritmica insistente, lenta e massiccia di In.the.woods e, ancor più esplicitamente, dei tappeti ambient/pianistici che si pongono a metà tra l’IDM più scura e le atmosfere della dark electro degli anni ’90. Trig.ger è un esempio di electro di questo tipo, un ottimo episodio. Al termine del viaggio spunta nuovamente fuori l’influenza, mai celata, della techno. Lenta, costante e pesante, Com.pos.men.tis suggella l’opera con la precisione ritmica di un orologio svizzero.

Un lavoro variegato, mai eccessivamente lungo seppure alcuni episodi conclusivi possano sembrare di troppo, che affonda a piene mani nella intelligent dance music, nell’ambient e nella techno, mostrandone le profondità più recondite. Un artista che continua a stupire.

Label: Hands productions

Voto: 8, 5