Minuit machine – Live & destroy

Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 9, 2014

minuit-machine-live-and-destroyE’ mezzanotte e Live & destroy delle Minuit machine (macchina di mezzanotte, appunto), è già in loop da diverse ore. Nel variopinto tornado minimalista è già possibile scorgere volti diversi, influenze diverse e album che, partendo dall’idea comune del less is more, portano avanti concezioni musicali differenti. Questa piacevole ventata di novità (che poi, in un certo senso, è un revival) sta contribuendo positivamente a cibare le nostre orecchie stanche del solito sound, che sia wave, elettronica o EBM. Del resto, ogni tanto c’è bisogno di un Malevič che riparta da capo e, se questo serve a rinfrescare il panorama della musica elettronica, ben venga.

Da questo tabula rasa ecco che anche il duo francese composto dalla cantante / scrittrice dei testi Amandine Stioui e dalla compositrice Hélène De Thoury comincia a muovere, lentamente, i suoi primi passi nel mercato discografico. Dopo la release autoprodotta del 2013, Blue moon, arriva il debut album per una label molto importante come la Desire records, che già ha dato alle stampe la recente compilation dei Keluar.

La storia narra che, l’anno scorso, Héléne, già attiva coi progetti Phosphor e Hante., abbia incontrato la cantante e insieme abbiano dato vita ad un progetto minimal synth. La loro visibilità è stata accresciuta dalla partecipazione alla recente compilation della label Anywave records (Wavecore III) con Sabotage, uno degli episodi migliori dell’album. Il sound del duo è appunto un minimal synth in cui si ritrovano influenze wave così come ambient, con una attitudine electro punk (ambient punk?). Il tutto si gioca su sonorità atmosferiche inscatolate all’interno di ritmiche talvolta più fisiche come in Alienation e, appunto, in Sabotage, o più volatili come nella opener Love is god. Completa il quadro un cantato molto wave e “umano” che riscalda le fredde ritmiche caratteristiche del genere.

I testi evidenziano un marcato pessimismo (e una certa arrendevolezza) legato in particolar modo alla sfera sentimentale / intima individuale nei confronti della vita e, più in particolare, nei confronti delle relazioni amorose / interpersonali. Un sound che, seppur in chiave moderna, recupera alcune tematiche e sonorità dall’antica wave e rielabora l’incontro nell’epoca della rivoluzione / comeback minimal synth.

L’imperativo è vivere e distruggere. Laddove Hélène costruisce trame dal sapore electro particolarmente velato di atmosfere tetre, Amandine canta di come la vita non possa certo definirsi semplice, specie per chi sceglie di lasciare fluire il sentimento (proprio il contrario di quello che fa il protagonista della già citata Sabotage, che decide di sabotare i sentimenti per illudersi di poter vivere senza rischiare e amare). In questo dualismo, la vita vissuta a pieno implica la presenza della distruzione che, spesso, spazza via senza chiedere permesso. Le Minuit machine si interrogano se ne valga la pena, perchè se da un lato questo è giusto, dall’altro si è costretti ad affrontare la possibile sofferenza che ne può eventualmente derivare. Live & destroy non prende le parti di uno schieramento ma ne analizza le implicazioni.

Sempre in bilico tra bene e male, tra Paradiso e Inferno interiori, le domande che Amandine si pone non hanno una risposta immediata ma stimolano alla riflessione e, si sa, il primo passo è farsi delle domande, le risposte arriveranno. Queste domande sono un po’ alla base di alcune realtà appartenenti e categorizzabili all’interno della nuova corrente minimalista, un po’ le stesse domande che ci si poneva negli anni ’80.

Vita / morte, creazione / distruzione sono le tematiche principali di questo album che ci presenta il duo alle prese con il sound elettronico atmosferico, lento e sognante, alternato alle “accelerazioni” sopra descritte, sebbene la prima tipologia di brani costituisca la maggior parte del lavoro. Una prova decisamente più che buona. In futuro non potranno fare altro che migliorare e definire ancor meglio una propria identità.

Cos’è che ti fa sentire che allora fosse meglio quando eri troppo spaventato nei confronti della vita, quando eri troppo spaventato nei confronti della morte? Cos’è che ti fa tornare indietro in quel posto quando vagabondavi cercando il tuo destino?

Voto: 7, 5

Label: Desire records