Intervista ai Parade Ground

Pubblicato da Alessandro Violante il aprile 12, 2015

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Oggi vogliamo parlare con Jean-MarcPierre Pauly alias i Parade Ground, una cult band belga EBM / synth pop degli anni ’80 che, nei prossimi giorni, suonerà alcuni concerti in Italia. Qualche tempo fa, la Infacted recordings ha pubblicato una compilation, e ora, dopo alcuni anni, un nuovo interesse per questa band sta crescendo sempre di più. Parliamone con loro.

1) Ciao ragazzi! Raccontate ai vostri lettori chi sono i Parade Ground. Recentemente, dopo l’uscita della vostra compilation da parte della Infacted recordings, la vostra musica è diventata più conosciuta anche dai nuovi ascoltatori di EBM, e ora state venendo a suonare nel nostro paese.

Ciao a tutti! Siamo veramente toccati dalle reazioni che stiamo avendo di recente. E’ veramente emozionante per noi incontrare persone che amano così tanto la nostra musica. Grazie mille, ma una persona chiede ad un cadavere cosa sta facendo nella sua bara?

2) La vostra musica è un mix particolare di synth pop e early EBM, mescolati in una maniera davvero originale. Secondo me, i vostri principali marchi di fabbrica sono la versatilità delle linee vocali e i ritmi tarantolati che rendono la vostra musica davvero avvincente. Come potreste descrivere la vostra musica in rapporto a quello che avvenne negli anni ’80?

C’era una sorta di dualità nella musica che facevamo. Amavamo le canzoni composte con la chitarra ma suonavamo soprattutto coi sintetizzatori, perché i suoni analogici e i synth erano appena stati scoperti. Stavampo entrando in un nuovo mondo. Tutto era aperto e libero.

3) Come siete sopravvissuti alla crisi dell’EBM dei primi anni ’90? Come il vostro sound è cambiato durante gli anni, rispondendo a questa crisi?

Semplicemente non eravamo lì, perché eravamo volentieri focalizzati sulla scrittura di storie, sull’arte plastica e su altre forme di espressione. Facemmo una eccezione, facendo l’album dei Front 242 che scrivemmo e componemmo.

4) Ora c’è un nuovo crescente interesse riguardo l’EBM primordiale e, in generale, i ritmi sperimentali. Sentite che, come molti hanno già fatto, sia un buon periodo per rilasciare un nuovo album? Cosa ne pensate di questo fenomeno?

Tutto quello che è sperimentazione ci sembra interessante. Alcuni anni fa facemmo un album chiamato Rosary completamente sconnesso, pienamente sperimentale. Le linee vocali di Jean-Marc costituiscono il 70% della band. La nostra creazione è sempre stata una trasposizione dell’arte moderna in musica. Abbiamo costruito castelli di suoni.

5) Dopo aver visto alcuni video che mostravano le vostre performance, sono giunto alla conclusione che la dimensione live vi piace molto, rilasciate ottime vibrazioni e fate concerti davvero potenti. Cosa i fan italiani devono aspettarsi dai concerti che avete preparato per questo breve tour italiano?

Essere divorati! Sul palco diamo sempre più che noi stessi. Le nostre performance sono piene di rabbia e di aggressione positiva. E’ sul palco che accade tutto. Con tutta la tensione, la rabbia, l’estetismo della nausea. Ogni nostro concerto è sempre stato vissuto da noi come se dovesse essere l’ultimo. Bisogna mettere le carte in tavola. Uno deve pagare. Suoneremo tutte le nostre hit degli anni ’80 e nuovi brani che abbiamo appena composto: puro stile EBM e Parade Ground.

6) Venite spesso considerati una delle band più importanti delle prime ondate dell’EBM, spesso in mescolanza col synth pop. Che differenza c’è tra questo nuovo interesse per l’EBM e quello che era l’interesse per questo genere musicale all’inizio degli anni ’80?

Penso che la nuova EBM sia, a conti fatti, techno con tutte le concessioni che questo implica. Negli anni ’80, ogni band voleva portare una pietra, un pezzo, alla costruzione. Parlando delle sequenze di bassi, le potenzialità dei sequencer vennero esplorate in vari modi creativi, ma la reale differenza sta nei testi.

7) Poiché siete una sorta di progetto musicale “ibrido”, quanto pensate che le definizioni musicali siano importanti?

Non siamo mai andati contro le definizioni di genere, eccetto il fatto che Jean-Marc è l’ultimo crooner musicale. Non importa se si parli di definizioni, quel che importa veramente è la sincerità. Penso che le melodie e le emozioni siano il vero melting pot per noi. Non ti attacchi un marchio sulla fronte, importano solo la rabbia e l’emozione. Osare…

8) Cosa la vostra musica può comunicare ai fan della musica industrial e post-industrial del nuovo millennio? Che messaggio potete mandare loro? Penso, ad esempio, ai fan italiani che verranno a vedervi a Napoli (Nola) e a Bologna.

Ci sentiamo ancora freschi e una nuova band. La differenza tra noi e le band degli anni ’80 sta nel fatto che abbiamo appena finito di comporre un nuovo album, quindici brani totalmente nuovi, laddove altre band degli anni ’80 vivono nel passato e hanno perso l’ispirazione. Siamo una band viva e vegeta.

9) In qualità di gruppo di avanguardia di quello che sarebbe diventato un nuovo sound, cosa è per voi più importante nell’Electronic Body Music? I beat, i testi, la somma delle parti? Per esempio, di cosa parlano i vostri testi?

Scrivo i miei testi come se avessi una macchina da presa, come un regista cinematografico. E’ una successione di impressionanti immagini oniriche, qualcosa che ti fa sognare. Sono un grande fan del lavoro visuale realizzato dal Dada e dei film francesi degli anni ’30, anche dell’Espressionismo tedesco e del Neorealismo italiano.

10) Grazie mille per il tempo dedicatoci! Salutate i nostri lettori e invitateli a comprare la vostra compilation!

Ciao a tutti voi. Ci fa così piacere incontrarvi in Italia. Credeteci, sarà qualcosa che ricorderete per tutta la vita. Così come i Futuristi di Marinetti, dovete guidare velocemente e provare a prendere la Luna! State all’erta!